Napoli, droga, racket sulle case popolari e armi: smantellati i clan De Luca-Bossa e De Martino

Scritto il 03/10/2024
da Concetta Visconti

Decapitati i vertici dei clan De Luca/Bossa e De Martino, egemone nella periferia orientale di Napoli. La polizia, con il coinvolgimento della squadra mobile e del commissariato di Ponticelli, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 60 persone. L’ordinanza è stata emessa dal gip del tribunale di Napoli, su richiesta della direzione distrettuale antimafia. Gli arrestati sono accusati di reati legati all’associazione mafiosa, tra cui furto, tentato omicidio, estorsione, traffico di droga e ricettazione.

L’indagine tra il 2021 e il 2022: il dominio dei De Luca-Bossa

L’indagine, condotta tra il 2021 e il 2022, ha evidenziato l’esistenza di un’organizzazione criminale di tipo camorristico attiva a Napoli e in alcuni comuni della provincia. Il sodalizio faceva capo alle famiglie De Micco e De Martino, affiliate al clan Mazzarella, che controllava le attività illecite sul territorio.

Dall’inchiesta è emerso che, dopo una lunga faida tra il clan D’Amico e il clan De Micco, il clan De Luca/Bossa ha acquisito il controllo del territorio di Ponticelli. Questo clan, supportato dalle famiglie Minichini, Casella, Aprea e Cuccaro, era parte dell’Alleanza di Secondigliano, un gruppo camorristico di grande rilevanza.

Alleanza e la rottura tra i clan

La famiglia De Martino, indebolita dalle indagini giudiziarie, aveva stipulato una fragile alleanza con il clan De Luca/Bossa per spartire i guadagni illeciti. Un patto di non belligeranza presto interrotto da omicidi e attentati, che hanno accentuato la rivalità, soprattutto dopo la scarcerazione di figure chiave di entrambe le fazioni. Il tentato omicidio di Luigi Aulisio, membro del clan Casella, è stato uno degli eventi che ha contribuito alla rottura tra i due sodalizi criminali.

Racket e droga

Le indagini hanno anche ricostruito un tentativo di estorsione ai danni dei gestori di una piazza di spaccio nel rione De Gasperi di Ponticelli. Gli scontri tra i clan sono stati segnati da numerosi attentati dinamitardi nelle rispettive roccaforti. L’organizzazione criminale era in grado di gestire l’intera catena del narcotraffico, dalla fornitura di cocaina, crack, marijuana e hashish fino alla vendita al dettaglio. Durante l’indagine, sono stati sequestrati 200 kg di droga, un laboratorio per la raffinazione del crack e un locale per la preparazione di altre sostanze stupefacenti.

Grazie al sequestro di libri contabili del clan, le autorità sono riuscite a ricostruire i guadagni derivanti dalla gestione delle piazze di spaccio e dalle attività di pulizia degli alloggi popolari. Nella documentazione sequestrata erano annotati gli introiti e i nomi dei pusher coinvolti nel traffico di droga.

Armi

Le forze dell’ordine hanno documentato la disponibilità di armi da fuoco e ordigni esplosivi da parte del clan. Nel “grattacielo di Ponticelli” è stato sequestrato un arsenale, contenente anche un ordigno modificato. Altri ordigni bellici sono stati scoperti in covi nel Rione Fiat e nelle “Case di Topolino”.

Racket degli alloggi popolari

Il sodalizio criminale aveva il controllo sul racket degli alloggi popolari, gestendo la distribuzione delle abitazioni in cambio di denaro. Il clan influenzava anche la gestione delle pulizie nei complessi popolari di Ponticelli, costringendo gli inquilini a rivolgersi a ditte affiliate al clan.

Tra le attività illecite del clan, è stato infine documentato il ricorso alla tecnica del “cavallo di ritorno”. Gli indagati rubavano auto e moto, restituendole solo dietro il pagamento di elevate somme di denaro. Questa pratica rappresentava una delle principali fonti di guadagno per il clan.